Federica Piccoli parte da una citazione di Marcel Proust per raccontare come un’esperienza turistica possa davvero caratterizzare una vacanza, rendendola unica e irripetibile altrove. Indispensabile sarà far conoscere al turista l’autentico genius loci di un territorio, attraverso l’esperienza delle sue particolarità e l’incontro con i suoi abitanti.
«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere occhi nuovi» (Marcel Proust)
L’appuntamento è in cima alla collina e, quando accolgo i miei ospiti dicendo che l’esperienza comincia lungo la strada sterrata e polverosa, vedo che rimangono perplessi. Cosa c’entra la polvere con il vino?
La polvere è il punto di partenza per apprezzare e capire ancora di più il valore del vino che bevuto lì, al ciabòt1, racconta la propria storia a modo suo, con i suoi tempi e il suo ritmo.
Il mio ruolo, inconsueto per tutti, incuriosisce abbastanza da accendere l’attenzione quel tanto che basta ad aprirsi a nuovi punti di vista e guardare con occhi rinnovati il territorio circostante. Guidare l’assaggio del vino – e del cibo che lo accompagna – mi permette anche di mostrare cosa c’era prima del vino, cosa gli ha permesso di esprimere la propria complessità, contenuta nel suo profumo e nel suo gusto.
Ascoltarci e scoprire le nostre abilità percettive ci permette sia di capire quale è il nostro flavour (il gusto personale), sia di incontrare il vino nella sua interezza e specificità. Tutti possiamo percepire sapori e gusti, basta concedersene l’occasione.
Conoscersi e riconoscersi, vivere esperienze uniche e sentirsi vivi
L’esperienza è un’occasione unica per scoprire e scoprirci, concedendoci il tempo e lo spazio necessario: anche solo un attimo vissuto intensamente, necessario per crescere e trasformarci.
Il che ci riporta al significato della parola:
esperiènza (ant. esperiènzia, speriènza, speriènzia) s. f. [dal lat. experientia, der. di experiri: v. esperire]. – 1. a. Conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione, l’uso o la pratica, di una determinata sfera della realtà…2
Il valore dell’esperienza dipende molto dal rapporto che la stessa ha con il territorio in cui nasce, dal suo legame con il Genius loci, da tutto ciò che può contribuire a farci conoscere la “sfera” complessiva di una determinata realtà.
Mi vengono in mente le imprese degli eroi di altri tempi, che nascevano dall’attrazione per l’altrove. I protagonisti riuscivano quando si ponevano con cuore puro e occhi curiosi alla conoscenza dell’altro. Questo, oggi, è possibile solo se la comunità che propone l’esperienza è pronta a mettersi in gioco, a partecipare allo scambio che ogni relazione porta con sé in quanto reciproca e “trasformativa”.
«L’esperienza è uno dei modi per creare un legame tra prodotto e luogo di produzione, per rafforzarne l’attrazione anche come risorsa turistica»
Quando pensiamo alle molteplici esperienze che vengono ideate per i turisti, vediamo quanto purtroppo alcune siano lontane dal significato di ciò che propongono. Quello che ha veramente valore, per i viaggiatori che cercano di conoscere per conoscersi, è l’offerta di elementi di consapevolezza che vadano al di là del consumo, di prodotti che raccontino la loro storia e quella di chi li produce e, soprattutto, di esperienze che creino un incontro con il territorio e la comunità in cui questa si costruisce. E questo vale per ogni genere di esperienza.
In ambito enogastronomico, c’è un qualcosa di più immediato e ancestrale, che dipende sempre dagli ingredienti utilizzati per “creare l’esperienza”, dal modo in cui la si vive e dal come la si può condividere.
Infatti, se l’esperienza è progettata bene, riusciamo a percepire l’unicità di un chicco di grano legata al calore del sole in un campo, a cogliere il sapore speciale di una ciliegia nata da un suolo minerale, ad assaporare il gusto antico di un succo di limone e di una granita preparata da una sapienza tramandata, ad apprezzare la consistenza perfetta di un cioccolatino che si scioglie in bocca grazie all’intuizione di un artigiano, a farci rapire dai gesti perfetti di chi impasta. Riusciamo a perderci nell’attimo sospeso che i nostri sensi possono creare.
Alla scoperta del genius loci, per mantenere vivo il desiderio di ritornare
Cosa bisogna fare perché l’esperienza sia di successo, ovvero lasci qualcosa a chi la “esperisce”? È importante partire con il predisporre il contesto, in modo che chi la vivrà sia facilitato a coglierne le potenzialità e le interazioni con il territorio e la comunità, sua parte essenziale sin dal concepimento.
Cogliere quest’aspetto è fondamentale, perché solo così il nostro modo di vivere il territorio e la nostra appartenenza a una comunità saranno vissuti in maniera autentica e i nostri luoghi cresceranno e si trasformeranno, diventando ancora più speciali.
Essere capaci di ascoltare ci apre a nuove possibilità: ci sorprende, ci fa sentire, ci fa desiderare di sperimentare la vita attraverso i luoghi, ci fa raccogliere input e riflessioni, ci fa vivere attimi d’incanto, ci consente di portarci a casa esempi di bellezza, fonte di nutrimento per la nostra anima, e ci fa ricordare i luoghi con amore e le persone con affetto, mantenendo vivo il desiderio di tornare.
Federica Piccoli
Experiences designer and management
1. Il ciabòt è un piccolo fabbricato caratteristico dei vigneti piemontesi, che nasce da un insieme di necessità legate al lavoro della viticoltura. [da Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Ciabòt (2018)]
2. Enciclopedia Italiana Treccani, https://www.treccani.it/vocabolario/esperienza