In attesa delle novità digitali offerte dal team di TurismiAmo, impegnato nella ricerca di nuove soluzioni per diffondere la cultura dell’ospitalità nel nostro bellissimo paese attraverso la tecnologia della realtà aumentata, Linda Carobbi, che ne è parte attiva, ci offre il racconto avvincente di una sua personale esperienza di agricoltura turismo. Lo chiama turismo eno-agro-gastronomico e ne indica quello che potrebbe essere un futuro pieno di positive ricadute sui territori.
Un trittico ora più che mai possibile
Facciamo un gioco: chiudete gli occhi e immaginate una giornata soleggiata di ottobre in una delle nostre belle regioni (quale non lo è?): la Campania. Il sole vi scalda in maniera piacevole. Visualizzate adesso un enorme tappeto rosso, grande come un campo di grano. Avvicinandovi a tale tappeto, noterete che non è un prestigioso persiano (ma credetemi, non per questo è di minor valore) bensì è formato da tante mele, adagiate su letti di paglia, chiamati melai.
Le mele sono nel pieno del loro trattamento post-raccolta, definito “arrossamento”, e qui rimarranno per circa 15 giorni, girate a mano almeno due o tre volte per esporre al sole le zone più verdi del frutto e favorire lo sviluppo del tipico colore rosso brillante. Al tempo stesso, con il sole il frutto acquisisce quel gusto e aroma tipici che lo rendono pregiato e unico, nonché elevati contenuti di un gruppo di polifenoli dai riconosciuti effetti salutistici, le procianidine.
Immaginate ora di ascoltare direttamente dalla voce dell’agricoltore la storia di questa mela, gli aneddoti sulla sua coltivazione, legati alla civiltà contadina locale, assieme a spaccati della vita quotidiana e tradizioni che risalgono all’età romana. Egli vi invita poi a girare voi stessi a mano le mele per esporre al sole le parti che lo necessitano. Assieme a lui, gli addetti vi spiegheranno esattamente come fare, immergendovi in un tripudio di colori, profumi e sensazioni che vi emozioneranno.
L’ortofrutta è DOP, IGP e STG
Ebbene, io questa esperienza l’ho vissuta sulla mia pelle, a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta. Ho avuto la fortuna di essere accolta da una famosa azienda agricola locale che coltiva questa mela speciale, la Melannurca Campana IGP. Pendevo dalle labbra del proprietario mentre mi spiegava le tradizioni e i valori di tale prezioso frutto. Quando ho finalmente potuto girare le mele con le mie mani, beh, mi sono sentita una privilegiata! Sensazione che è poi divenuta di piena soddisfazione quando ho assaggiato di gusto una di queste mele, scoprendone la polpa croccante e succosa. Per me, che sono una delle socie fondatrici dell’Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta, è facile immaginare l’emozione provata.
Ed è stato proprio lì che il mio cervello e il mio cuore hanno fatto “clic”. Mi sono chiesta: se i turisti, italiani e non, vanno a visitare con tanto interesse le cantine, perché non dovrebbero avere la possibilità di visitare le nostre produzioni agricole e vivere un’esperienza altrettanto emozionante? Cosa c’è di meglio dei prodotti tipici e tradizionali per vivere un’esperienza multisensoriale, divertendosi, arricchendosi in termini di nuova consapevolezza, sentendosi parte del territorio stesso e contribuendo alla prosperità del medesimo? I dati di Qualivita ci dicono che, alla data odierna, l’Italia vanta un totale di 872 prodotti (food, wine, spirits) DOP, IGP e STG, dei quali ben 116 fanno parte del solo settore ortofrutticolo. Per citare alcune delle recenti new entry, pensiamo al limone dell’Etna IGP, alle mele del Trentino IGP e al cappero delle Isole Eolie DOP.
Il racconto del turismo eno-agro-gastronomico
Accarezzando pertanto questo mio sogno, ho cominciato ad appassionarmi e studiare il turismo enogastronomico, per capire se e come poterlo applicare anche ai nostri prodotti agrifood. Curiosamente, ho notato che spesso, quando si parla di questo tipo di turismo, sono riportate immagini di ortofrutta: colorate, accattivanti, gioiose, piene di vita. Approfondendo le mie indagini, sono arrivata alla conclusione che lo spazio per declinare questi prodotti in chiave di turismo eno-agro-gastronomico esista, nel nostro paese, in maniera concreta e sia un’ottima leva per esaltare l’Italianità e le sue specificità territoriali, rurali e alimentari. L’obiettivo – e al tempo stesso la modalità – è ricongiungere il cibo che mangiamo al territorio da cui quel cibo proviene, creando un legame tra prodotto e luogo di produzione, per rafforzarne l’attrazione anche come risorsa turistica.
Poiché spesso le produzioni agricole sono ubicate nelle numerose aree interne del nostro paese, ecco che tali territori possono essere rilanciati anche in chiave turistica. Si tratta di guardare al territorio con occhi diversi, partendo da quello che il medesimo ci offre. I prodotti agrifood assumono, così, un ruolo fondamentale: ci ricollegano a un nostro bisogno primario, che è quello di nutrirci in maniera salubre.
L’agricoltura ha molto da raccontare: ci sono le storie legate alla terra che la produce, al sole e al mare che la alimentano. C’è il racconto dell’Italia e delle sue bellezze naturali. Ci sono le storie dei luoghi dove il prodotto nasce, che raccontano anche il perché proprio lì cresce più buono. Quindi narrare l’agricoltura diventa il racconto delle meraviglie della nostra terra e delle peculiarità dei sapori delle nostre produzioni. L’obiettivo è far acquisire quella consapevolezza alimentare che poi diventerà stile di vita per tutti noi e, soprattutto, per le future generazioni. L’agricoltura ha un’origine e, quell’origine, sempre più persone desiderano conoscerla meglio.
Agricoltura turismo e marketing territoriale
Occorre coinvolgere quindi il turista in maniera divertente e accattivante, affinché percepisca l’esperienza in maniera positiva e memorabile. Come si evince dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2020, due delle risposte più ricorrenti, quando al turista viene chiesto che tipo di esperienza vorrebbe vivere, sono: «Vorrei essere accompagnato da qualcuno che possa raccontarmi la storia dei prodotti» e «Vorrei poter parlare direttamente coi produttori affinché mi spieghino i loro prodotti». E tale tendenza si è ovviamente accentuata dopo il COVID, con la riscoperta dell’importanza di nutrirsi in maniera sana e consapevole.
Ovviamente, la rilettura in chiave turistica di un territorio capace di regalarci tutte queste prelibatezze non può e non deve essere solo a carico degli agricoltori e degli stessi produttori: questi devono dedicarsi alla terra e alla sua coltivazione. Da parte loro è importante che ci sia l’apertura mentale a voler intraprendere questa strada, per migliorare la loro brand awareness e comunicare ancora meglio le loro splendide storie, valorizzando non solo le proprie aziende, bensì tutto il territorio e le persone che ne fanne parte e vi lavorano, e facendosi portatori di un impatto sociale di elevato contenuto. Di fatto, sono necessarie specifiche figure professionali con competenze in ambito squisitamente “turistico”, che li affianchino e possano coordinare le attività sul territorio. Specifica in questo ruolo è la figura del Coordinatore Turistico Territoriale, esperto di marketing territoriale e dell’approccio partecipativo che richiede.
Digital transformation nel turismo eno-agro-gastronomico
E il digitale? Come si inserisce in questo contesto? Questa è l’epoca della digitalizzazione, della personalizzazione, dell’innovazione. La cosiddetta quarta rivoluzione industriale non si dimentica dell’agricoltura e del turismo: questi ultimi devono aprirsi alla contaminazione tecnologica e non averne paura. La sfida più grande, infatti, non è la tecnologia, bensì diffondere la cultura territoriale anche attraverso la tecnologia. Quest’ultima deve potenziare la multisensorialità delle esperienze che il turista può e vuole vivere sui nostri territori. La digital transformation che stiamo vivendo ha il potere di accrescere ed esaltare il valore che l’uomo può portare in una relazione: proprio perché circondato da molta più digitalizzazione che in passato, il turista percepisce ancora di più la competenza e la preparazione degli operatori e attribuisce a queste qualità un merito ancora più nobile.
A questo punto direte: e quindi? Esiste uno strumento che consenta di unire turismo e digitale? La risposta è: «Yes, we can!» Assieme a un team di professionisti di diversa estrazione, ma uniti dal comune desiderio di “mettere a terra” tutto questo in maniera concreta, nei prossimi mesi lanceremo il progetto TurismiAmo! Stay tuned!
L’agricoltura è turismo!
Linda Carobbi
Direttore corporate in logistica internazionale per Agrifood
Co-fondatrice Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta
Presidente EU di Global Women Fresh
Studiosa di management del turismo enogastronomico
Innovation manager certificata