Valeria Cescato ci porta a riflettere su un tema di grande attualità, in questi mesi di pandemia. Un tema che potrà diventare uno degli assi portanti della rinascita di tanti borghi italiani, bellissimi e fino a oggi a rischio abbandono.
La natura a “portata di mano” ci aspetta nei piccoli borghi italiani
L’anno 2020 ci ha fatto capire cosa significhi vivere in cattività e quindi ci ha reso più chiaro cosa serva e cosa manchi nella nostra vita. Nostro malgrado, abbiamo imparato tre cose: che la natura è fondamentale per il nostro benessere, che la tecnologia ci può supportare enormemente nel nostro lavoro e che non possiamo prescindere dai rapporti umani.
Fino a un anno fa sentire parlare dell’importanza del contatto con la natura, della bellezza del vivere all’aria aperta e del contributo che il verde poteva dare alla nostra salute ci toccava marginalmente. Oggi c’è una presa di coscienza planetaria in merito a questi valori. Non fanno più parte della letteratura, di argomenti di conversazione di tendenza o di slogan pubblicitari: sono diventati parte della nostra esperienza di vita.
L’imprescindibile rapporto con l’ambiente naturale
Dalla limitazione più drastica dei 200 m da casa al limite del confine del proprio comune, è stato chiaro per tutti quale immensa differenza facesse avere o meno la natura “a portata di mano”. Questa conoscenza empirica l’avevamo dimenticata e l’evento pandemico ci ha costretto a ricordarlo.
Non in molti sanno che Ippocrate, medico greco del 400 a.C. sui cui studi abbiamo fondato la nostra cultura medica e il nostro concetto di salute, raccomandava agli infermi di passare del tempo nelle aree verdi, per poter guarire più rapidamente e perché le terapie potessero essere più efficaci. Raccomandava anche, ai cittadini della Grecia di allora, di passare del tempo nei parchi, perché la mancanza di contatto diretto con la natura poteva avere effetti dannosi sulla salute. Proviamo ora a immaginare quali effetti sulla nostra salute può avere vivere in una città metropolitana del secondo millennio.
Oggi abbiamo strumenti sofisticati per misurare, verificare, osservare le interazioni che le piante hanno tra di loro, con il suolo, con gli animali e quindi anche con noi. Soprattutto quando riusciamo a entrare in contatto con l’ambiente vivente che ci circonda. Terpeni, ioni, sostanze aromatiche, campi elettromagnetici generano flussi continui di energia dai quali noi inconsapevolmente ci distacchiamo. Di pochissimo se è solo il muro della nostra casa a separarcene. Decisamente troppo se si tratta dei chilometri di cemento, vetro e ferro di una città. E non solo incide la distanza, ma anche per quanto tempo facciamo durare questo distacco.
Si tratta, ormai, di dati oggettivi, non più di filosofia new age, pratiche sciamaniche o sogni romantici. Per questo, possiamo affermare che decidere di vivere, stabilmente o periodicamente, a contatto con la natura porta dei benefici immediati e indiscutibili alla nostra salute.
Nuovi habitat per vita e lavoro
Il fatto di essere costretti a restare in casa e a lavorare senza spostarsi ha aperto poi nuovi mondi. Nuovi lavori, nuove possibilità, nuove forme, nuove pratiche. Le tecnologie digitali e la rete di connessione ci permettono di realizzare oggi cose nemmeno pensabili qualche anno fa. Abbiamo fatto una grande scoperta: l’uso attivo e propositivo che possiamo fare di una tecnologia, criticata fino a poco prima come alienante, é diventato oggi, finalmente, uno strumento e non più un fine.
Con tutti i pro e i contro che comporta lo sviluppo della copertura della rete internet nel nostro paese, dobbiamo ammettere che ci consente di riformulare routine operative, strutture aziendali e dinamiche professionali con vantaggi enormi. Delocalizzato è un termine che oggi vale anche per le risorse umane e può diventare sinonimo di libertà.
Questa libertà ci consente di abitare lontano dal nostro ufficio e di non essere derubati del tempo prezioso sprecato nei trasferimenti. Si genera, in questo modo, anche un indescrivibile vantaggio per l’ambiente, grazie alla riduzione di traffico e inquinamento.
La possibilità di vivere distanti dalle città va quindi riconosciuta come un’immensa opportunità e non andrebbe sprecata. Non solo in virtù del valore che distanziamento e decentramento stanno portando oggi alla gestione della pandemia, ma anche per quella che sarà la vita del futuro.
Valeria Cescato
Consulente per l’ospitalità in natura
Progettazione di esperienze sostenibili