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Nel borgo. Svegliarsi al centro di un nuovo equilibrio personale in uno stanzone semivuoto. Un gelido eco accelera l’ansia generata dalla paura che un probabile e possibile disagio fisico non lasci scampo alla sopravvivenza (svantaggi). Bussano alla porta, è Maria. Sono vivo. Uova e latte fresco, formaggi, ricotte e pane caldo profumato. La poesia dei sensi prende il sopravvento scacciando i cattivi pensieri. “Qui sui Monti Dauni l’aria è buona, non ci si ammala mai e si vive bene”… Mi allineo, così, alla filosofia della restanza1,in attesa della ripresa e resilienza (rrr).
Una energizzante colazione bucolica, un caffè e sigaretta sul davanzale, affacciato al mondo degli splendidi panorami delle aree interne, mai uguali e sempre perfettamente sincronizzati con le stagioni della vita, dove il viaggio continua sempre, a differenza dei viaggiatori, e di cui noi, che ci viviamo, siamo i primi turisti. Saluto dall’alto Giovanni che, con il naso all’insù, mi fa un cenno straniero. Porta lenti a gradazioni improbabili, effetto fondo di bottiglia, riparati con nastro isolante. Viaggia a bordo di un tre ruote e scaletta antica ereditata, suoi unici attrezzi da lavoro nei campi. Ma l’intellettuale, qui, è lui.
Squilla il telefono e mezza tacca di ricezione è già un miracolo. Il principio di realtà è un ceffone a occhi aperti, un calcio all’altezza della meditazione creativa, <ANDREA SUCCI> (rispondi)… nooo, non ne ho voglia, non ho ancora avuto il tempo di riconciliarmi con il mondo… ma a Succi si risponde. Accelerato, impostato e scandito, con il fare del “norde” iperattivo, lui è già operativo e intuisco a malapena che ha bisogno di un report-articolo, da pubblicare su Territori e Italianità, sui giorni trascorsi insieme in attività di “scouting” (ha potuto vedere solo il 7% del nostro patrimonio culturale) nel territorio dei Monti Dauni. Siamo il risultato delle latitudini in cui cresciamo e viviamo, in cui regna la pigrizia sotto forma di contemplazione, e vittime dei nostri caratteri… Ma, in questo caso, grazie all’effetto delle prelibatezze locali a domicilio (privilegi), l’ossigeno inizia ad attivare le sinapsi… ecco l’articolo.
Ogni territorio dei Monti Dauni è uno scrigno di tesori
Il ministro della Cultura Sangiuliano, in occasione del discorso introduttivo per la proclamazione della Capitale italiana della Cultura 2025, ci ha ricordato che «l’Italia è una superpotenza culturale, in questo la storia ci ha baciato, dandoci un unicum di diverse civiltà che si sono sedimentate sul nostro territorio e che […] ogni comune è uno scrigno di tesori».
Uno scrigno di tesori che le comunità delle aree interne (la vera forza del “genius loci”) custodiscono sotto forma materiale e immateriale/intangibile. Una potentissima identità culturale da rigenerare e che potrebbe essere la scintilla per riattivare un territorio in cui si pratica la restanza, nonostante le molteplici criticità (dissesto idrogeologico, sanità, trasporti, servizi ecc.) anche legate al fenomeno dello spopolamento.
Dall’attrattività dei borghi all’architettura rurale (PNRR Missione 1), al di là delle linee guida e dei criteri di valutazione oggettivi e soggettivi contenuti nei bandi per ottenere i finanziamenti necessari a prevenire la disparità, diminuire il divario e sostenere il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale, nati sotto la Porta di Brandeburgo e calati dall’alto,
È importante partire dal basso
Fuori dal principio di realtà delle macro attività, dei quadri tecnici, economici e dei cronoprogrammi, esiste una realtà che deve resistere e ottenere benefici duraturi, oltre i computi e le scadenze imposte. Se non si attiva questo processo di apprendimento e coinvolgimento personale, supportato da una visione di gestione, si rischia, in virtù della pioggia di finanziamenti che si sta abbattendo su aree assetate, ma aride di capitale umano competente, di produrre un effetto “idrofobico”. Alle spalle della vocazione balneare e fuori dal raggio delle città d’arte a rischio overtourism, esiste un paradiso da scoprire. Oggi è valorizzato al di sotto delle sue potenzialità, con scrigni di tesori tangibili e intangibili ammalorati.
Bisogna convivere e integrarsi con i locali
Oltrepassare il varco temporale significa osservare il tessuto sociale e sperimentare le trame delle stesse condizioni di vita, ammalarsi per comprendere il sistema di reciprocità, ascoltare l’eco dei passi nei borghi desolati, con le dimore storiche puntellate disordinatamente e che trasudano di glorie passate, affiancare la pubblica amministrazione, svelare i bisogni (come sostiene Italo Calvino, «D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda2»). Significa prepararsi al freddo inverno facendo scorta di legna da accantonare nel sottoscala, sedersi su un muretto a secco e condividere un pranzo riparati dalla canicola estiva all’ombra di un leccio, avvicendarsi e ascoltare le storie del paese e degli abitanti lenti, rugosi e fonte di memoria.
Significa creare relazioni, litigare, frequentare le sagre e le feste di paese con le bande e i falò, sostare presso i luoghi dove sono avvenuti i miracoli, rompere il sospetto e la diffidenza, partecipare a un funerale anche per il solo fatto di visitare un cimitero andato a catafascio e capire la differenza dell’unicità riassunta nel dolore. Ma anche stanare beni dell’archeologia industriale sepolti e mimetizzati dall’aggressione vegetale per riportali alla luce, pascolare e coltivare la terra con loro e guadagnarsi da vivere per ottenere il titolo di “cittadini temporanei”.
La chiave di magia dell’empatia
Per aprire questi scrigni senza violarli è necessario entrare in punta di piedi. Come dice Carlo Levi: «Nel mondo dei contadini non si entra senza una chiave di magia3». Una chiave rappresentata dall’empatia, al fine di esplorare e generare bellezza per raccontarla e creare i presupposti per attivare i processi di cambiamento. Questi territori si dovrebbero percorrere a piedi. Viverli in profondità e non in superficie, rallentando e ascoltando, calandosi nel ritmo del respiro del territorio, del suo carattere, del suo spirito, dello stato d’animo suo e di chi lo popola. Questo per non spegnere la memoria, per restituire spessore all’identità e dare valore e dignità all’eredità del patrimonio culturale (quello che gli anglosassoni chiamano “heritage”). Ma anche per un forte impatto personale a livello emotivo, fisico, spirituale, sociale e intellettuale. Un’esperienza da trasmettere con entusiasmo contagioso.
Esiste una figura professionale che sappia analizzare e avere una visione complessiva in grado di restituire, in modo dignitoso, competente e consapevole, il mondo complesso delle aree interne? In Francia, esiste un preciso profilo professionale che converge nella figura dell’agente di sviluppo locale.
Il Coordinatore Turistico Territoriale, un agente di sviluppo locale
L’atteggiamento sartoriale e personalizzato nel progettare gli interventi è necessario e non è adottabile se non da chi, affacciato sul davanzale del territorio, ne conosce le dinamiche, sa ascoltare e mappare un nuovo ecosistema di relazioni, ha un ruolo di facilitatore nei processi di aggregazione e di negoziazione. Allo stesso tempo, funge da tessitore, costruttore e manutentore delle reti territoriali tra i comuni e le reti di impresa tematiche, che fanno dei relativi tematismi il loro contesto d’azione. Ha rapporti con gli stakeholder pubblici e privati, conosce i bisogni espressi e latenti – fuori dalle logiche dell’hype4 pubblicitario dei borghi e della compiacenza politica. È preparato e motivato a lavorare con le comunità per lo sviluppo dei territori, in ottica di economia circolare e sviluppo sostenibile.
Questa figura è quella del Coordinatore Turistico Territoriale (CTT), ideata da Andrea Succi e frutto di una continua elaborazione dell’esperienza sul campo. Mi ci riconosco pienamente, perché trova totale aderenza alle necessità, in particolare quelle delle aree interne. Qui, tanti piccoli comuni hanno capito che la cooperazione è la via maestra per produrre impatti concreti e destinati a durare nel tempo. Dove i confini amministrativi non sono percepiti come tali dal turista, anzi! Dove occorre una figura professionale che si occupi di organizzare e coordinare i “tesori” nascosti dentro allo scrigno dei vari comuni.
HUB801 Borghi dei Monti Dauni e il piano di coinvolgimento della comunità
Da ex municipio a centro polifunzionale, un modello strutturato e ambizioso attraverso il riuso della preesistenza. Impedire il degrado, l’incuria e la perdita di identità di un bene culturale significa riattivare una comunità, offrire possibilità di lavoro, generare proposte culturali e creare occasioni virtuose di uso nel tempo.
HUB801 è il nucleo di un sistema di reti polarizzato a raggiera, una logistica e cabina di regia per una molteplicità di altre reti in sinergia. Come driver della competitività e valorizzazione del territorio, HUB801 contribuisce a nutrire e sostenere la gestione e l’offerta delle imprese creative e culturali affacciate sul palcoscenico del PNRR. Tutto questo con l’approvazione assertiva della regione.
Il valore del genius loci risiede nella capacità degli abitanti di diventare comunità
Centro polifunzionale a servizio di info point, Museo della zampogna, piattaforma in rete, cooperative di comunità, turismo, cultura, imprese e formazione a supporto del tessuto e dell’innovazione sociale. HUB801 è il più grande network di spazi di coworking presente nell’area del Gargano e dei Monti Dauni. Si rivolge a imprese, investitori, start-up, organizzazioni, enti e associazioni, professionisti, freelance, operatori non-profit e creativi. Offre tutti i servizi necessari per la consulenza e il supporto per i bandi del PNRR/PR/FESR rivolti a pubblica amministrazione e privati. Con l’aggiunta di spazi per eventi e workshop. HUB801 è già una realtà al servizio dello sviluppo della comunità dell’Unione dei Comuni dei Monti Dauni. Il centro polifunzionale HUB801 ha la finalità di organizzare, accompagnare, comunicare, promuovere, coordinare, vendere e gestire il brand della rete dei Borghi Dauni.
Si vuole fare della destinazione un’offerta sostenibile e capace di evolvere al passo con le aspettative espresse dai mercati per internazionalizzare, disintermediare, differenziare e migliorare la qualità dell’offerta turistica-culturale regionale, in ogni stagione. Senza perdere, nello stesso tempo, i tratti distintivi e profondi del territorio,
HUB801 è l’idea di un processo. HUB801 è la comunità.
Agostino Arpino
Founder di HUB801 Borghi dei Monti Dauni
1. Restanza s. f. 1. In senso proprio e figurato, ciò che resta e permane; anche, ciò che avanza o non si consuma. 2. Negli studi antropologici, con particolare riferimento alla condizione problematica del Sud d’Italia, la posizione di chi decide di restare, rinunciando a recidere il legame con la propria terra e comunità d’origine non per rassegnazione, ma con un atteggiamento propositivo. [da Vocabolario Treccani dei Neologismi, https://www.treccani.it/vocabolario/restanza_(Neologismi) (2017)]
2. I. Calvino, Le città invisibili, Mondadori, 2016.
3. C. Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi, 2014.
4. hype s. m. inv. Clamore, creato da una massiccia campagna pubblicitaria, che dà risonanza a personaggi o eventi. [da Vocabolario Treccani dei Neologismi, https://www.treccani.it/vocabolario/neo-hype_(Neologismi) (2023)]