In occasione del TTG Travel Experience, la manifestazione italiana di riferimento per la promozione del turismo mondiale, tenutasi quest’anno al Quartiere Fieristico di Rimini da mercoledì 11 a venerdì 13 ottobre, Territori e Italianità ha organizzato un evento “fuori salone” a Villa Torlonia, nella campagna di San Mauro Pascoli. La visita alla villa, considerata uno dei luoghi principali della memoria pascoliana, con l’evento conviviale e lo spazio di presentazione e riflessione che hanno completato la serata, ci vengono raccontati da Antonio Serra in questo articolo, ricchissimo di riferimenti e interessanti considerazioni.
Un bell’incontro organizzato da Territori e Italianità a Villa Torlonia
Diversi mesi fa, ho avuto la fortuna di incontrare Salvatore Illiani, tra i fondatori della cooperativa La Paranza, e di scambiare con lui qualche battuta a margine di una sua presentazione.
Mi incuriosiva sapere cosa fosse successo nei cinque anni trascorsi dal momento in cui don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità, ha cominciato a mettere insieme una pattuglia di giovani conquistandoli uno a uno, al momento in cui questi stessi giovani hanno iniziato a gettarsi in imprese apparentemente folli, come ripulire le catacombe di San Gennaro per restituirle alla fruizione dei cittadini e dei turisti, e in tutti gli altri progetti che hanno contribuito a cambiare il volto del rione Sanità e a dargli un’immagine nel mondo fino ad allora impensabile.
Mi ha ringraziato per una domanda che, mi ha detto, aspettava da tempo. «Niente», ha risposto. «Non abbiamo fatto niente di particolare, salvo seguire don Antonio, che in quegli anni ci educava alla bellezza. Abbiamo ascoltato e visto tanto, visitato mostre. Per vederle siamo stati persino all’estero. A un certo punto, quella voglia di bellezza è esplosa in noi e ci siamo accorti che ne eravamo circondati senza saperlo. Si trattava solo di tirarla fuori.»
La visita guidata a Villa Torlonia
Mi è tornato alla mente questo episodio venerdì sera, durante il fuori salone di TTG Expo, organizzato da Territori e Italianità a San Mauro Pascoli, presso Villa Torlonia.
La serata è cominciata con la visita guidata alla villa e alla mostra che attualmente ospita. Villa Torlonia, luogo storico di residenza, ma soprattutto di lavoro, è stata oggetto negli anni di interventi notevoli, che l’hanno fatta rinascere trasformando i suoi grandi spazi, in particolare quelli originariamente occupati dalle cantine, che oggi ospitano mostre ed eventi. Quanto notevole sia stata quest’opera di ristrutturazione, che non sarebbe stata possibile senza la caparbietà delle amministrazioni locali, lo si vede dal raffronto con le foto d’epoca.
Quanto forte sia tuttora l’impatto sulle persone, a partire da quelle che operano all’interno della struttura, lo si capisce dalle parole, ma anche dagli sguardi. Il lavoro di drammatizzazione di una poesia celebre di Pascoli, realizzato attraverso un’installazione multimediale immersiva, è raccontato dalla guida con la passione e l’orgoglio di chi in fondo ci sta dicendo: «Questa cosa è anche mia, questa cosa siamo noi».
Siamo in Romagna
Davvero siamo figli del territorio che ci ha visto nascere o abbiamo scelto per affinità elettiva con le persone che abbiamo conosciuto lì. Mi sono detto che una iniziativa come Territori e Italianità non poteva nascere se non in Romagna, luogo capace di unire concretezza, voglia di fare, ma anche audacia e desiderio di volare alto. Qui le case rurali, con i loro mattoni cotti, hanno lo stesso colore della terra, da cui sembrano essere state estratte con un atto di volontà o di arbitrio.
Pensavo, siamo nella terra di Tonino Guerra e di Fellini, di “amarcord” sudici, che diventano poesia e si trasfigurano nella dimensione del sogno, delle balere e dei valzer, declinazione pop di quanto orecchiato dalle residenze dei nobili villeggianti austriaci del Settecento e dell’Ottocento.
Qui si è scavato nel fango cantando Romagna mia, animati da uno slancio e da una generosità che sarebbe semplicistico definire disinteressato, ma che io direi, piuttosto, interessato a qualcosa d’altro.
Una pausa di riflessione a margine del TTG Travel Experience
“Fare per pensare”, insegna Andrea Succi e a me ricorda Karen Blixen che scriveva, quasi un secolo fa: “Il centro di uomo è in ciò che fa”.
Eravamo in tanti nella saletta che ci ha accolti, quanti esattamente non saprei dire. Sono entrato tra gli ultimi e ho capito che, sedendomi e spostando la sedia in qualunque posizione, avrei comunque dovuto dare la schiena a qualcuno. Tante persone con storie professionali e umane diverse, ma con qualcosa in comune che non ho tardato a comprendere. Mi ha colpito la ricchezza di spunti che possono tradursi in cose da fare insieme, con persone che posso dire di non conoscere, ma che posso ugualmente “ri-conoscere” all’interno di un vissuto professionale e umano che in qualche modo mi avvicina a loro.
Difficile separare i percorsi professionali da quelli umani in persone che, per scelta o per una vocazione tardiva, interpretano il loro lavoro secondo criteri che non sono quelli comuni, con una passione e un coinvolgimento che si riconoscono per la loro intensità.
Il mondo in cui viviamo pretende di definire per noi il perimetro dei nostri desideri e delle nostre passioni, cosa è lavoro e cosa è tempo libero, necessariamente diversi per ogni fascia di età. Ci accorgiamo però (voglio dire: alcuni si accorgono) che la vita vera comincia quando riusciamo ad andare oltre alle categorie e agli schemi. Perché i nostri desideri, come il nostro cuore, sono infiniti.
Un grazie ad Andrea Succi e a tutti gli altri
Siamo passati, quasi senza che ce ne accorgessimo, dal momento conviviale e festaiolo a quello delle presentazioni e delle discussioni, con la conduzione attenta di Andrea Succi, a cui devo riconoscere il gran lavoro fatto a monte che, come so per esperienza, è come quello del direttore di un’orchestra: non si vede in queste occasioni, ma è ciò che le rende possibili.
«Il direttore d’orchestra», ha detto una volta Ezio Bosso, che ho avuto il grande piacere di incontrare nei suoi ultimi giorni di vita, «mettendo insieme persone diverse e cercando di valorizzarne le diversità, compie ogni volta una piccola magia. Non a caso, sta davanti all’orchestra con una bacchetta in mano».
Grazie Andrea, Françoise, Maurizio, Chiara, Silvia e grazie a tutti quelli che ho conosciuto in questa splendida serata.
Antonio Serra
Digital Strategy Director
at Espereal Technologies